La settimana è stata un ottovolante per i mercati statunitensi, con le elezioni di medio termine e i dati sull’inflazione a guidare i movimenti. Quando i dati sull’inflazione statunitense di ottobre hanno raggiunto il 7,7% (al di sotto dell’aspettativa del 8%), gli investitori hanno apprezzato la prospettiva di una Fed meno aggressiva e i mercati sono saliti. Anche se è troppo presto per dirlo, si è trattato essenzialmente di una prova che l’inflazione potrebbe finalmente rallentare, cosa che la Fed ha detto essenziale per valutare il rallentamento dell’aumento dei tassi.
Nelle elezioni di midterm, i Democratici sono andati meglio del previsto ma hanno comunque perso il controllo della Camera dei Rappresentanti e potrebbero perdere il controllo del Senato, in attesa del ballottaggio. Una situazione di stallo come questa è generalmente considerata positiva per i mercati azionari. Quando la presidenza è nelle mani di un solo partito e l’altro ha il controllo di almeno una delle camere del Congresso, ci sono meno possibilità che vengano approvate leggi importanti. Ciò lascia meno spazio all’incertezza, e sappiamo che i mercati non amano l’incertezza.
I mercati azionari statunitensi hanno anche un ottimo record nel periodo successivo alle elezioni di midterm. Infatti, dopo le ultime 19 elezioni di midterm, il mercato ha registrato un rialzo a distanza di un anno: un record perfetto. Saranno 20 su 20?
Grafico: andamento settori negli ultimi 7 giorni
I punti principali della settimana:
- I produttori di materie prime hanno registrato un’impennata in seguito alle voci sulla fine dell’approccio zero-Covid della Cina.
- Le compagnie petrolifere stanno realizzando profitti record.
- Il calo dell’inflazione accende il rally del mercato obbligazionario.
- Fallimento FTX.
1. I produttori di materie prime hanno registrato un’impennata in seguito alle voci sulla fine dell’approccio zero-Covid della Cina.
Le azioni dei produttori di materie prime (e in particolare dei minatori di metalli industriali) come Rio Tinto (LSE:RIO), Vale (BOVESPA:VALE3), Southern Copper (NYSE:SCCO) e Freeport-McMoRan (NYSE:FCX) hanno reagito bene in seguito alle speculazioni sull’intenzione della Cina di abbandonare la sua politica di zero covid. I funzionari cinesi hanno nel frattempo smentito le voci, ma ciò dimostra quanto le azioni legate alle materie prime siano sensibili all’economia cinese.
La forza è legata al fatto che il rally dell’USD si è fermato. Alcuni analisti ritengono che ci troviamo nelle prime fasi di un nuovo superciclo delle materie prime. Questo potrebbe sembrare in contrasto con l’attuale clima economico, in particolare per quanto riguarda l’economia cinese. Ma i cicli delle materie prime richiedono molto tempo per evolversi e ci sono alcuni motivi per ritenere che stia iniziando un nuovo superciclo.
Vediamo come si svolgono i cicli sui mercati delle materie prime.
I prezzi delle materie prime si muovono in cicli che rappresentano il rapporto tra domanda e offerta nel tempo. Quando la domanda di una commodity inizia a superare l’offerta, il prezzo di quella commodity aumenta e i produttori ottengono margini più elevati. I margini più elevati incentivano maggiori investimenti nella produzione, ad esempio piantando più colture, espandendo le miniere, costruendo raffinerie, ecc.
Alla fine, con sufficienti investimenti per aumentare la produzione, l’offerta raggiunge la domanda e il prezzo smette di salire. Ma i margini di guadagno sono ancora buoni, quindi i produttori continuano ad aumentare la produzione, il che alla fine porta a un eccesso di offerta. I prezzi iniziano quindi a scendere perché i produttori sono in concorrenza tra loro.
Quando il prezzo scende abbastanza, anche la produzione inizia a diminuire. Nel caso delle materie prime agricole, gli agricoltori possono semplicemente scegliere di piantare meno colture ma nel caso dei metalli, i produttori possono chiudere alcune miniere e i produttori non redditizi possono andare incontro al fallimento. I prezzi smettono di scendere quando domanda e offerta tornano in equilibrio. Poi, quando la domanda raggiunge l’offerta, il ciclo ricomincia.
Naturalmente, questi cicli sono influenzati anche da altri fattori come il ciclo economico, le condizioni meteorologiche, le controversie di lavoro, le dinamiche della catena di approvvigionamento e la geopolitica, come abbiamo visto negli ultimi anni. Anche i cicli seguiti dalle materie prime agricole sono strettamente legati ai modelli climatici e alla domanda stagionale. Tuttavia, il ciclo di fondo si verifica comunque indipendentemente da fattori temporanei.
- Quando i prezzi sono in crescita, c’è un ritardo (che può durare anni) tra la decisione di un’azienda di investire in un nuovo progetto e l’inizio della produzione. Ciò significa che possono passare anni prima che l’offerta raggiunga la domanda.
- Quando i prezzi sono in calo, i produttori non smettono semplicemente di produrre. Di solito sperano che il crollo dei prezzi sia temporaneo. Continuano quindi a produrre nonostante il calo dei margini, mantenendo così la pressione sul prezzo. Ciò significa che ci vuole più tempo prima che la domanda raggiunga l’offerta.
Queste dinamiche creano cicli molto lunghi. Il grafico sottostante riflette il prezzo del ferro dal 1997 al 2022. Il periodo dal 2001 al 2011 è considerato come la fase rialzista di un superciclo mentre la fase dal 2011 al 2019 è stata la fase ribassista dello stesso ciclo, dovuta a un eccesso di offerta.
Grafico: prezzo del ferro dal 1997 al 2022
In sintesi, il prezzo è aumentato del 550% e poi è sceso dell’80% in un periodo di 18 anni. Questo grafico riguarda specificamente il ferro, ma i prezzi del petrolio, del rame e di altre materie prime industriali hanno seguito percorsi simili.
Guardando il grafico qui sopra, si potrebbe pensare che ci siano state grandi oscillazioni anche nella produzione e nel consumo. Al contrario, il grafico sottostante mostra l’andamento del consumo globale dal 2010 al 2019, mentre il prezzo scendeva dell’80%. La produzione globale ha seguito un andamento simile ed è stata strettamente correlata alla domanda. Sono bastati piccoli squilibri per spostare i prezzi in maniera importante.
Grafico: consumo globale di minerale di ferro (in milioni di tonnellate) dal 2010 al 2019
La massiccia impennata del prezzo del ferro nel 2021 è stata causata da problemi della catena di approvvigionamento, mentre il calo successivo è stato causato dal rallentamento dell’economia cinese e da tutto il resto che è accaduto quest’anno. Ma se le previsioni si avvereranno, sembra che a lungo termine l’offerta si adeguerà inevitabilmente alla domanda. Ecco perché gli analisti auspicano un altro superciclo.
Per gli investitori a lungo termine (5+ anni): i prezzi delle materie prime possono seguire tendenze persistenti che durano anni. Se investite in azioni di produttori di materie prime, prestate attenzione a queste tendenze di fondo e al punto in cui potremmo trovarci nel ciclo.
Solitamente se si considerano i produttori di materie prime più maturi, in genere hanno una capacità produttiva e un’efficienza consolidate che consentono loro di superare la maggior parte dei rallentamenti e di prosperare durante i boom.
2. Le compagnie petrolifere stanno realizzando profitti record.
Collegato a quanto appena detto, due colossi petroliferi americani hanno recentemente registrato profitti record. Exxon Mobil (NYSE: XOM) ha registrato un utile netto trimestrale da record di 19,7 miliardi di dollari e Chevron (NYSE: CVX) 11,2 miliardi di dollari. Ciò ha spinto il Presidente Biden a proporre una tassa sui profitti inattesi per queste aziende se non aumentano la produzione. Biden vuole abbassare i prezzi per i consumatori, ma il problema di fondo è maggiore. Anche le compagnie energetiche hanno sottoinvestito in capacità produttiva nell’ultimo decennio – e hanno ancora meno incentivi dei minatori a farlo.
È opinione comune che il mondo debba passare alle energie rinnovabili. Ma non c’è ancora abbastanza energia rinnovabile (o capacità di stoccaggio) per farlo. Allo stesso tempo, alle compagnie petrolifere e del gas è stato detto per anni che i loro giorni erano contati e, ora che i prezzi sono più alti, che i loro profitti in eccesso saranno tassati.
Mettetevi nei panni di un produttore di petrolio: nell’ultimo decennio non c’è stato praticamente alcun incentivo a reinvestire in nuove capacità. Il Capex (l’ammontare degli investimenti) ha registrato una leggera ripresa, ma, come detto, i tempi sono piuttosto lunghi perchè si vedano i risultati nella produzione. Di seguito riportiamo l’andamento degli investimenti dal 2010:
Grafico: investimenti nel settore petrolifero e del gas dal 2010 al 2020
Purtroppo c’è altro, il Nord America e l’Europa hanno rapporti difficili con molti dei principali Paesi produttori di energia del mondo (che rientrano nell’OPEC+). L’OPEC nel frattempo sta tagliando la produzione per evitare che il prezzo del petrolio scenda.
Per concludere, la mancanza di capacità è il cuore del problema. La guerra della Russia in Ucraina ha fatto emergere il problema, ma l’Occidente ha fatto ben poco per aumentare la propria capacità e produzione. Questo è il motivo per cui il settore energetico statunitense è cresciuto del 50% nell’ultimo anno, mentre il resto del mercato è sceso di oltre il 20%. Come per i metalli industriali, alcuni analisti ritengono che il mercato dell’energia sia solo all’inizio e che ci vorranno prezzi ancora più alti per attirare gli investimenti necessari ad aumentare l’offerta.
Quest’anno è stato un ottimo esempio dell’importanza della diversificazione. I settori dell’energia e dei materiali statunitensi possono essere piuttosto imprevedibili e volatili, ma sono molto meno correlati al mercato generale rispetto ad altri settori. I restanti settori sono in crescita nella maggior parte degli anni, ma restituiscono gran parte dei guadagni durante gli occasionali mercati orso. Distribuendo il vostro portafoglio su più settori, potete ridurre la volatilità complessiva, il che rende molto più facile dormire la notte. Di seguito riportiamo 6 titoli energetici che beneficiano dell’aumento dei prezzi dell’energia:
- Exxon Mobil (NYSE: XOM)
- ConocoPhillips (NYSE: COP)
- EOG Resources (NYSE: EOG)
- NextEra Energy (NYSE: NEE)
- Clearway Energy (NYSE: CWEN)
- Clean Harbors (NYSE: CLH)
3. Il calo dell’inflazione accende il rally del mercato obbligazionario.
I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi hanno segnato il più forte calo giornaliero in oltre un decennio giovedì, dopo la comunicazione dei dati dell’inflazione.
Il rendimento del Treasury a due anni, che tende a oscillare con le aspettative sulla politica della Fed, è sceso al 4,324%, dal 4,628% di mercoledì, il più grande calo in un giorno dal 2008, secondo Tradeweb. Il rendimento del decennale di riferimento è sceso al 3,828%, dal 4,149%, registrando il maggior calo giornaliero dal 2009.
La nuova speranza è che gli aumenti dei tassi più aggressivi della Fed siano ormai passati.
Grafico: andamento dei titoli di stato a 10 anni.
Secondo il tracker di CME Group, è probabile che la Fed opti per un aumento dei tassi di mezzo punto percentuale nella prossima riunione di Dicembre, invece dei rialzi di 0,75 punti percentuali scelti nelle ultime quattro riunioni.
4. Fallimento FTX.
Il fallimento dell’exchange FTX ha portato il mondo crypto ad un nuovo, forte sell-off. Nel giro di qualche giorno, l’azienda è passata dall’essere fra i leader del suo mercato alla bancarotta. Le ragioni sembrano essere principalmente due: alcune strategie finanziarie sbagliate e soprattutto il coinvolgimento di Bankman-Fried in una lotta di potere contro il suo principale concorrente, Changpeng Zhao di Binance, l’altra grande piattaforma mondiale per lo scambio di criptovalute.
Il prezzo di BTC è sceso da 21.400$ fino ad un minimo di circa 15.600$. Ci sono fattori che indicano una continua pressione al ribasso sul prezzo del Bitcoin, ma allo stesso tempo alcuni di essi iniziano a indicare la comparsa dei primi barlumi di speranza per la fine della tendenza ribassista nel medio termine.
Guardando al numero di nuovi indirizzi, già a maggio 2021 c’erano i primi segnali problematici, in quanto il tasso medio mensile di nuovi indirizzi si trovava al di sotto della media mobile semplice a 365 giorni segnata in rosa nel grafico sottostante. Una situazione simile si era verificata nel febbraio 2018, dopo un crollo del Bitcoin del 73% in meno di un anno. Al momento, lo slancio dei nuovi indirizzi è prossimo a un’altra impennata, come accaduto nel novembre 2018 dopo un periodo di bassa volatilità. Tuttavia, anche in quel caso, il prezzo del Bitcoin scese da 6.600$ a 3.300$. Come si vede, nei momenti di massima tensione, il numero di nuovi indirizzi ha sempre raggiunto un valore di circa 240 mila (linea tratteggiata nera), valore che non abbiamo ancora raggiunto. Di conseguenza, pensiamo che l’attuale fascia di prezzo non rappresenti ancora il fondo prima dell’inizio di un nuovo ciclo rialzista.
Grafico: andamento prezzo BTC in relazione ai nuovi indirizzi
Il primo supporto interessante si trova intorno ai 16.000$ ed è rappresentato dal Balanced Price, che si ottiene mediante la differenza tra il Realized Price e il Transferred Price: il primo è il prezzo medio a cui ciascun BTC è stato acquistato, il secondo è la somma dei Coin Days Destroyed (ogni giorno in cui un’unità di moneta rimane inutilizzata, accumula un “giorno di moneta”. Quando la moneta viene spesa, i giorni di moneta accumulati vengono azzerati o “distrutti” e registrati dalla metrica CDD) divisa per l’offerta di BTC e il tempo in circolazione delle monete; infine, tutto viene moltiplicato per 21. Successivamente, abbiamo un altro supporto importante, il Delta Cap, che si ottiene dividendo il Realized Price per la capitalizzazione di mercato media. Questo supporto si trova intorno ai 14.000$ ed è uno dei possibili bottom. Attenzione sempre ad eventuali shock esogeni negativi (eventuali default, rialzi dei tassi non attesi, ecc.) che potrebbero far toccare un bottom definitivo intorno ai 12-13.000$. Detto questo, siamo da tempo in una zona di valore per il BTC (e altre crypto come ETH) che quindi possiamo utilizzare come piano di accumulo, sapendo che il contesto macro non è favorevole nel breve termine. Se state pensando di entrare sul BTC, fatelo in questo periodo e non quando tornerà un sentiment positivo. Come possiamo vedere, infatti, nonostante il calo di interesse e di fiducia nelle criptovalute, gli investitori a lungo termine non perdono l’ottimismo sul futuro del Bitcoin e continuano ad accumularlo. La quota di ricchezza in dollari statunitensi detenuta in BTC che non si è mossa negli ultimi sei mesi ha toccato un minimo pluriennale. Nei precedenti cicli del Bitcoin, valori così bassi sono stati segnati dalla formazione del fondo del BTC e, a nostro avviso, una situazione simile si ripeterà nel 2023-2024.
Grafico: andamento Realized Price
La prossima settimana.
La settimana è intensa per quanto riguarda i dati economici nel Regno Unito: sono previsti il tasso di disoccupazione, il tasso di inflazione, la dichiarazione fiscale e le vendite al dettaglio.
Negli Stati Uniti il dato chiave sarà il PPI di martedì. Mercoledì sono previsti anche i dati sulle vendite al dettaglio e giovedì e venerdì i dati sulle abitazioni.
La stagione degli utili si sta concludendo, ma questa settimana sono ancora in corso le comunicazioni di alcuni grandi rivenditori e società tecnologiche. Tra questi ci sono: Walmart (NYSE:WMT); Home Depot (NYSE:HD); Target (NYSE:TGT); Lowes (NYSE:LOW); Nvidia (Nasdaq:NVDA); Cisco (Nasdaq:CSCO); Alibaba (NYSE:BABA); Palo Alto (Nasdaq:PANW).
Il team Bullstock