Continua ad essere complicato capire come e dove posizionarsi. La maggior parte dei settori ha chiuso nuovamente in territorio negativo questa settimana, ad eccezione del settore telecomunicazioni, energetico e tecnologico.
Grafico: andamento settori negli ultimi 7 giorni
I punti principali della settimana:
- Una settimana di respiro.
- Aumento del debito dei consumatori e diminuzione dei risparmi personali.
- La sopravvivienza dei ricchi.
1. Una settimana di respiro.
Tutti e tre i principali indici USA hanno chiuso con guadagni settimanali di almeno il 4,7%, una tregua dopo un prolungato periodo di volatilità caratterizzato da forti oscillazioni per le azioni e le obbligazioni di tutto il mondo. Il Dow e l’S&P 500 hanno concluso la loro migliore settimana da giugno, mentre il Nasdaq ha chiuso la sua migliore settimana da luglio.
Grafico: andamento indici USA nell’ultima settimana
I principali indici sono saliti e i rendimenti dei Treasury hanno interrotto la loro ascesa dopo che i funzionari della FED hanno detto di essere pronti ad aumentare i tassi di interesse di 0,75 punti percentuali nella riunione dell’1-2 novembre, ma sono pronti a discutere di un aumento ancor più contenuto a dicembre.
Come già raccontato nei nostri articolo, le preoccupazioni per il ritmo degli aumenti dei tassi d’interesse – e per la possibilità che questi contribuiscano a spingere gli Stati Uniti verso una recessione – hanno determinato un forte selloff nel corso dell’anno.
Il rendimento del Treasury decennale è salito per la dodicesima settimana consecutiva, registrando i maggiori guadagni in un periodo simile dal 1987. Il rendimento del titolo di riferimento ha chiuso la settimana al 4,212%, vicino ai livelli più alti dell’ultimo decennio.
Gli investitori hanno osservato attentamente gli utili per capire come l’aumento dei tassi, il dollaro forte e l’inflazione elevata stiano influenzando i profitti delle aziende. I risultati del terzo trimestre sono stati finora contrastanti. Le banche statunitensi hanno contribuito a dare slancio ai mercati all’inizio della settimana con risultati migliori del previsto, ma le crepe si stanno manifestando altrove. Il margine di profitto netto delle società dell’indice S&P nel terzo trimestre è destinato a diminuire per il quinto periodo consecutivo.
Nei mercati delle materie prime, i prezzi del petrolio sono aumentati. Il Brent ha guadagnato 1,12 dollari, pari all’1,2% al barile, attestandosi a 93,50 dollari.
2. Aumento del debito dei consumatori e diminuzione dei risparmi personali.
Continua il divario tra debito dei consumatori (in aumento) e risparmi personali (in diminuzione, come dimostrato dal grafico sotto). Naturalmente, come diciamo da tempo, le persone finanziariamente sane e con liquidità a disposizione potrenno beneficiare di questo crollo di mercato.
Grafico: andamento risparmi personali in USA.
Ad agosto i risparmi sono stati pari a 652,8 miliardi di dollari, con un calo del 22,8% rispetto a gennaio. E un crollo dell’86,5% rispetto ai 4,85 trilioni di dollari del secondo trimestre del 2020.
Se guardiamo al grafico sotto del tasso di risparmio personale (percentuale di reddito disponibile che le persone risparmiano piuttosto che spendere) ad agosto si è attestato al 3,5%, in calo rispetto al 4,7% di gennaio e al massimo pandemico del 26,4% del secondo trimestre del 2020.
Grafico: andamento del tasso di risparmio personale in USA.
I consumatori statunitensi stanno chiaramente esaurendo i loro risparmi: in un certo senso era atteso. Gran parte di questi risparmi sono arrivati grazie agli stimoli governativi, che dovevano essere spesi per soddisfare bisogni e desideri durante il periodo di permanenza a casa della pandemia.
Ora, con il periodo pandemico (forse) alle spalle, l’inflazione sta contribuendo a intensificare il calo dei risparmi. Ciò si collega direttamente a un altro problema incombente: i consumatori hanno ricominciato ad utilizzare in maniera intensa le carte di credito come riportato da un comunicato della Federal Reserve.
- Il credito rotativo (il debito delle carte di credito) è salito a 1,154 trilioni di dollari in agosto.
- Si tratta di un aumento di 17,1 miliardi di dollari rispetto al mese precedente, il secondo più grande aumento di sempre.
- Il debito delle carte di credito di agosto è superiore del 18,4% rispetto al minimo pandemico del 2020, pari a 974,6 miliardi di dollari.
3. La sopravvivenza dei ricchi.
Gli ultimi dati sulle grandi banche e sulle abitazioni confermano che viviamo in una società di chi ha e di chi non ha. C’è un netto divario tra coloro che fanno grandi affari con il denaro e coloro che lottano per i centesimi, faticando ad arrivare a fine mese in mezzo a prezzi da record per ogni cosa.
Se aprite un conto di risparmio presso Bank of America (BAC) o Wells Fargo (WFC) vi pagheranno un misero 0,01%-0,02% di interessi. Nel frattempo, guardate come BofA e Wells continuano a beneficiare dell’aumento dei tassi di interesse.
Grafico: evoluzione reddito netto da interessi di BofA
Il reddito netto da interessi (NII) – differenza tra reddito che le banche generano dai prestiti e interessi che pagano sui depositi – di BofA è aumentato di 2,7 miliardi di dollari, o del 24%, rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 13,9 miliardi di dollari. Tra il secondo e il terzo trimestre, il NII è aumentato dell’11,2%, ovvero di 1,4 miliardi di dollari. Andamento simile anche per Wells.
Grafico: evoluzione reddito netto da interessi di Wells
Il NII è aumentato del 36%, pari a 3,2 miliardi di dollari, su base annua e del 19%, pari a 1,9 miliardi di dollari, tra il secondo e il terzo trimestre.
Altro problema è la difficoltà sull’acquisto della prima casa. Un tempo la casa di proprietà era la fermata numero 1 sulla strada verso il sogno americano. Oggi per potersi permettere anche la più semplice casa unifamiliare in quasi tutte le città degli Stati Uniti, è necessario guadagnare una quantità di denaro relativamente elevata.
Secondo Point2, gli affittuari statunitensi possono permettersi “comodamente” di acquistare la prima casa in sole quattro città: Detroit, Tulsa, Memphis e Oklahoma City.
Immagine: città in cui gli affittuari possono permettersi una prima casa (in verde il reddito degli affittuari e in grigio il reddito richiesto per pagare “comodamente” la casa).
A Tulsa, ad esempio, gli affittuari guadagnano in media 35.000 dollari all’anno, ma devono guadagnarne solo 30.000 per poter pagare “comodamente” la rata del mutuo per la tipica casa di partenza. Pagare “comodamente” significa destinare non più del 30% del proprio reddito familiare al pagamento dell’abitazione (nell’esempio quindi la rata media sarebbe 9.000 dollari l’anno).
A San Francisco, la famiglia media di affittuari guadagna 100.715 dollari all’anno, ma dovrebbe arrivare a 251.190 dollari per coprire le rate di una cosiddetta prima casa. Ciò significa che il loro reddito è inferiore del 60%. La situazione è peggiore a Los Angeles, dove la discrepanza è del 70%. A New York è del 66%. A Miami, il 60%. Ad Austin, 58%. Solo per citarne alcune.
Con l’aumento dei tassi di interesse sui mutui – siamo al 7,2% sul trentennale – aumenta anche il divario di accessibilità. Ad agosto, con tassi del 5,5%, in sei città era possibile acquistare una prima casa e spendere meno del 30% del proprio reddito per il pagamento dell’alloggio. Una volta raggiunti i tassi del 7%, Kansas City e Baltimora sono uscite dall’elenco, portandolo alle quattro citate sopra.
Il team Bullstock