La Fed ha alzato nuovamente i tassi dello 0,75% per la quarta volta consecutiva quest’anno. Sebbene l’aumento dei tassi non sia stato una sorpresa i mercati sono stati volatili. L’ultimo commento ha lasciato intendere che il ritmo dei rialzi potrebbe rallentare, ma ha anche indicato che i dati sull’inflazione sono ancora “hot“. Gli investitori hanno reagito “togliendo” un po’ di denaro dal tavolo nei settori tecnologici, delle comunicazioni e dei beni di consumo discrezionali. Nel frattempo, i settori dell’energia e delle materie prime sono andati meglio.
Grafico: andamento settori negli ultimi 7 giorni
I punti principali della settimana:
- Siamo di fronte ad un crollo Dotcom 2.0?
- S&P 500 – la stagione degli utili Q3.
1. Siamo di fronte ad un crollo Dotcom 2.0?
L’andamento dei titoli tecnologici negli ultimi anni ha delle similitudine con la bolla del Dotcom verificatasi nel 2000.
Ecco perché:
- Nei cinque anni fino al marzo 2000, l’indice Nasdaq Composite è salito del 489%, per poi crollare del 75% nell’arco di 18 mesi.
- Nei cinque anni fino al novembre 2021, lo stesso indice si è apprezzato del 205%, per poi crollare del 35%.
Ora, i numeri non sono così grandi, ma d’altra parte i pesi massimi dell’indice di oggi sono molto diversi con aziende più mature e redditizie rispetto al 2000.
Ma cos’è una bolla? Una bolla si verifica quando i prezzi delle azioni aumentano fino a quando le valutazioni si allontanano dalla realtà economica. La bolla scoppia quando il mercato esaurisce gli acquirenti, quando la realtà si fa strada e l’euforia scompare. Spesso è necessario un catalizzatore, come l’aumento dei tassi o i fallimenti aziendali, per innescare il crollo.
Oggi dobbiamo distinguere due gruppi di società: i titoli tecnologici a grande capitalizzazione e quelli più piccoli e in forte crescita.
Il settore tecnologico più ampio, dominato da titoli a grande capitalizzazione, è stato scambiato con un multiplo prezzo-utili (PE ratio) di 40-45x per gran parte del 2020 e del 2021. Sebbene si tratti di un valore elevato rispetto ai multipli storici dell’indice S&P 500, non è del tutto irrealistico se si considera la forte crescita degli utili che le maggiori società dell’indice stavano conseguendo in quel periodo. Il problema è stato che non sono riuscite a mantenere le promesse di crescita.
Questi indici hanno raggiunto un picco nel novembre dello scorso anno e da allora sono scesi, prima perché i tassi di interesse hanno iniziato a salire e più recentemente perché la crescita sta rallentando e i costi stanno aumentando (il che comprime i margini di profitto).
I titoli delle società più piccole e in rapida crescita sono una storia diversa. Molti di questi titoli hanno raggiunto il massimo più di 18 mesi fa. Ne sono un buon esempio Zoom Video (Nasdaq:ZM), Teladoc Health (NYSE:TDOC) e Roku (Nasdaq:ROKU), che erano tutti titoli di punta dei popolari ETF ARK. I prezzi di questi titoli erano scambiati con un rapporto prezzo/vendite (PS ratio) di 30x o più, che era probabilmente in territorio di bolla speculativa date le prospettive di crescita e di rischio dell’epoca.
L’aumento dei tassi d’interesse ha messo fine a questa visione, ma si potrebbe sostenere che le valutazioni erano già insostenibili in partenza. Affinché un’azienda che tratta a un prezzo superiore a 30 volte il fatturato possa offrire un rendimento, è necessario che le vendite crescano in modo redditizio e a un tasso elevato per un periodo di tempo molto lungo. Non è impossibile, ma pochi ci riescono.
È quindi lecito affermare che questi titoli si trovavano in una bolla e che le loro valutazioni sono state riportate sulla terra, in quanto l’euforia è scemata ed è tornata la realtà.
Come siamo arrivati a questo punto?
- Abbiamo avuto un decennio di tassi di interesse bassissimi, mentre la maggior parte delle banche centrali cercava di stimolare le proprie economie per raggiungere gli obiettivi di inflazione del 2-3%.
- Abbiamo avuto diversi settori nuovi ed entusiasmanti (AI, cloud, IoT, SaaS, ecc.) che hanno prodotto tassi di crescita da attirare investitori per un periodo di cinque anni.
- Poi abbiamo avuto un’enorme impennata dell’inflazione, dovuta in parte all’ampio sostegno monetario ai mercati e ai problemi della catena di approvvigionamento a livello globale.
- Le banche centrali hanno quindi dovuto invertire la rotta e cercare di normalizzare l’inflazione e ridurre la domanda dei consumatori aumentando i tassi e rimuovendo il sostegno monetario, il che ha reso il denaro più costoso (tassi di prestito più elevati) e le valutazioni dei titoli meno giustificate (a causa di tassi di sconto più elevati).
È importante ricordare che nessuna azienda vale un prezzo infinito, per quanto grandi siano le sue prospettive. I seguenti esempi, tratti dalla ricaduta della prima bolla delle dotcom, possono darci un’idea di ciò che potremmo aspettarci in futuro:
Cisco vs Nvidia
C’è una similitudine tra Cisco Systems (Nasdaq: CSCO) nel 2000 e Nvidia (Nasdaq: NVDA) oggi. Cisco ha fornito, e fornisce tuttora, parte dell’hardware chiave necessario per la costruzione di Internet. Tra il 1998 e il 2002, il valore di mercato di Cisco è aumentato a dismisura quando gli investitori hanno iniziato a capire quanto potesse essere grande Internet e l’azienda è diventata per un breve periodo la società di maggior valore al mondo. Nonostante i ricavi e i flussi di cassa dell’azienda siano aumentati di quasi il 400% da allora, il prezzo delle azioni è ancora inferiore al picco del 2000.
Nvidia si trova oggi in una posizione simile. È il principale produttore mondiale di GPU, fondamentali per il cloud computing, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, l’automazione, la blockchain, insomma per tutti i settori in crescita. Dal picco dello scorso anno, il prezzo delle azioni di Nvidia è sceso fino al -67%, mentre il rapporto prezzo/vendite è sceso da 34x a 10x. Il rapporto P/S di Cisco ha raggiunto un picco di 49x ed è poi sceso a 2x.
È interessante notare che Cisco ha reso circa il 12% all’anno per quasi 20 anni, diventando un compounder costante nel lungo periodo. Questo è un ottimo promemoria dell’importanza della valutazione e della strategia di Buffett.
Il primo fallimento Dotcom di Amazon
Se pensiamo che questo possa essere una seconda bolla dotcom, allora dovremmo dare un’occhiata a ciò che è successo ad Amazon (Nasdaq:AMZN) la prima volta. Nel 2000, Amazon aveva sei anni di vita ed era quotata in borsa da tre anni, proprio come molte delle aziende tecnologiche ad alto potenziale che conosciamo 20 anni dopo.
Quello che è successo dopo è ben noto. Ecco la quotazione delle azioni Amazon dal 1998 al 2011 (con aggiustamento degli split delle azioni).
Il prezzo ha raggiunto un picco di 5,65 dollari (113 dollari prima dello split azionario 2022) prima di crollare del 95% in meno di due anni. Nonostante la fenomenale performance aziendale dopo il crollo, il prezzo massimo è stato raggiunto solo nell’ottobre 2009.
Come si è comportata l’attività sottostante di Amazon in quel periodo? Piuttosto bene, a dire il vero. Ecco i ricavi annuali e l’utile netto dal 1996 al 2005. Le entrate sono aumentate ogni anno, con solo una leggera decelerazione nel 2001. La perdita netta è stata leggermente più ampia nel 2000, ma il margine è stato simile a quello dell’anno precedente.
Amazon è riuscita a contrastare quel periodo anche grazie ad un cuscinetto di liquidità che altri non avevano. All’inizio del 2000 aveva appena raccolto 672 milioni di dollari in obbligazioni convertibili (debito che può essere convertito in azioni) che le ha fornito un cuscinetto e il sostegno necessario per sopravvivere alla crisi. Perciò, quando guardate le azioni, assicuratevi di controllare due cose:
- Valutare la loro salute finanziaria (come quella di AMZN, ad esempio), verificando che il saldo di cassa sia sufficiente per resistere a una crisi.
- Verificare le metriche aziendali sottostanti. Se l’azienda continua a migliorare o a crescere, i grandi cali di prezzo potrebbero rappresentare un’opportunità interessante per costruire una posizione in portafoglio a lungo termine, a condizione che la valutazione sia sensata e che si comprenda l’azienda.
Uno degli elementi che a volte definiscono i vincitori di lungo periodo è che continuano a investire anche durante i mercati negativi e le recessioni. Amazon, Alphabet e Apple hanno gettato molte delle basi del loro successo futuro continuando a investire tra il 2000 e il 2005. Questo non funziona sempre, ad esempio molti degli investimenti di Microsoft nello stesso periodo non hanno funzionato.
Meta (Nasdaq: META) lo sta facendo in questo momento. Tuttavia, poiché il titolo si trova ora al 75% al di sotto del suo picco, sembra che gli investitori stiano abbandonando il titolo e mettendo in discussione la strategia. Questo articolo analizza il motivo per cui Meta potrebbe fare la cosa giusta in questo momento.
2. S&P 500 – la stagione degli utili Q3.
L’attuale stagione degli utili del terzo trimestre riconferma il quadro rassicurante degli utili degli ultimi trimestri. Gli utili non sono eccezionali, ma non sono nemmeno in caduta libera.
Ci sono preoccupazioni legittime sulla durata a lungo termine delle tendenze degli utili. Queste preoccupazioni sono dovute all’impatto delle continue pressioni sui costi e delle strozzature logistiche sui margini aziendali. Anche l’attuale politica restrittiva della Fed alimenta queste preoccupazioni, poiché l’aumento dei tassi di interesse potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita.
Entriamo nel vivo dei numeri.
Al 31 ottobre, abbiamo visto i risultati del terzo trimestre di 269 società dell’S&P 500, ovvero il 53,8% del totale dell’indice. In altre parole, disponiamo ormai di un campione rappresentativo di risultati, che ci consente di fare il punto sugli utili.
Gli utili totali di queste 269 società sono scesi del -0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente a fronte di un aumento dei ricavi del +11,3%.
La tabella seguente fornisce un quadro riassuntivo delle 269 società dell’indice S&P 500 che hanno comunicato i risultati fino ad ora e li confronta con quelli comunicati dalle stesse società nel trimestre precedente.
Tabella: quadro riassuntivo dei risultati del Q3 2022
Cosa ci dobbiamo aspettare per il Q4 2022?
Attualmente si prevede che gli utili totali dello S&P 500 nel quarto trimestre siano in calo del -1,5% a fronte di un aumento dei ricavi del +5,6%. In altre parole, le attuali stime di consenso per il quarto trimestre riflettono una certa contrazione dei margini, una replica di quanto visto nei primi tre trimestri dell’anno.
Il grafico seguente mostra l’evoluzione delle stime per il periodo in corso (2022 Q4) dall’inizio di giugno.
Grafico: evoluzione delle aspettative degli utili Q4 2022 negli ultimi mesi
Aspettative per i prossimi trimestri:
Il grafico seguente mostra le aspettative di crescita degli utili e dei ricavi dell’indice S&P 500 per i prossimi 3 trimestri.
Grafico: andamento crescita trimestrale ricavi (arancio) e utili (verde)
Per l’intero 2022, gli utili totali dell’S&P 500 sono attualmente previsti in crescita del +5,7% a fronte di un aumento dei ricavi del +10,1%. Per il 2023, gli utili dell’S&P 500 sono attualmente previsti in crescita del +4,2% con un aumento dei ricavi del +3,2%.
Grafico: andamento ricavi (arancio) e utili (verde) dal 2019 al 2024
La prossima settimana.
L’evento chiave di questa settimana saranno probabilmente le elezioni di midterm negli Stati Uniti di martedì.
A parte questo, si tratta di una settimana tranquilla per quanto riguarda i dati economici: tra i dati di rilievo figurano i dati sull’inflazione negli Stati Uniti, previsti per mercoledì, e i dati sul PIL del Regno Unito, previsti per venerdì.
La maggior parte delle grandi aziende ha già comunicato i propri dati, ma ci sono ancora centinaia di società più piccole che devono comunicare i propri dati, tra cui: Lyft (Nasdaq:LYFT); Disney (NYSE:DIS); Upstart (Nasdaq:UPST); Occidental Petroleum (NYSE:OXY); Roblox (NYSE:RBLX); Unity (NYSE:U); Dutch Bros (NYSE:BROS); NIO (NYSE:NIO).
Il team Bullstock